
Riconoscere il disturbo ADHD nell’adulto può essere estremamente complesso. In questo articolo spiegherò le caratteristiche del disturbo, molto evidente in età evolutiva, mentre risulta più “camuffato” dopo la maggiore età. Per molto tempo si è ritenuto che i sintomi ADHD presenti nell’infanzia e nell’adolescenza tendessero a diminuire con la crescita fino a scomparire in età adulta. Oggi, invece, sappiamo dalle evidenze scientifiche che i sintomi caratteristici dell’ADHD non scomparirebbero, ma assumono nuove caratteristiche che possono portare ad una compromissione del funzionamento scolastico, sociale e lavorativo.
ADHD nell’adulto: esordio
L’ADHD è stato a lungo considerato principalmente un disturbo dell’infanzia. Comunemente la diagnosi di ADHD avviene, infatti, nel corso dell’età scolare dai 6/7 anni. I sintomi rientrano nei disturbi del Neurosviluppo, cioè, hanno insorgenza nell’infanzia e perdurano per tutta la vita del soggetto. Nel corso degli anni i sintomi tendono ad avere sfumature diverse in conseguenza dell’età e delle capacità del soggetto di gestire le difficoltà. Si tratta quindi di un disturbo che non “scompare magicamente”, ma che al contrario coinvolge circa il 2,8% della popolazione con più di 18 anni. In linea generale il disturbo influisce sul benessere psichico e sulla qualità di vita.
ADHD nell’adulto: aspetti clinici
I sintomi dell’ADHD rientrano principalmente in tre dimensioni: disattenzione, iperattività e impulsività. Sebbene molto evidenti nei bambini, questi aspetti si modificano nel corso dello sviluppo individuale fino a diventare più sfumati in età adulta; vediamo in che modo.
Disattenzione. In età adulta si manifesta come sensibilità alla noia e incapacità di portare a termine le azioni intraprese. Ogni stimolo esterno è fonte di distrazione e il soggetto ha difficoltà persino a seguire un discorso. Frequente il fenomeno del mind-wandering, cioè, essere tra le nuvole o sognare ad occhi aperti; perdere quindi l’attenzione su quello che si sta facendo per pensare ad altro. Altre caratteristiche della disattenzione in età adulta: passare spesso da un’attività all’altra, incapacità di leggere test lunghi, capacità di concentrazione solo quando il compito è interessante, difficoltà nella compilazione dei moduli, perdere le cose, tendenza al disordine.
Impulsività. In età adulta si manifesta con la tendenza all’agito senza pianificare e organizzare; al contrario il soggetto si sente a disagio nel fare le cose in modo lento e sistematico. È evidente la difficoltà a resistere alle tentazioni anche se rischiose (ad esempio guidare ad alta velocità). Altre caratteristiche dell’impulsività in età adulta: irritabilità, scoppi d’ira, perdita di controllo, sensibilità alle critiche, scarsa tolleranza alla frustrazione.
Iperattività. Questo sintomo caratterizza maggiormente l’ADHD nell’età evolutiva, ma spesso tende ad attenuarsi spontaneamente con la crescita. L’iperattività di solito si sostituisce con una sensazione interna di tensione, ad esempio con la necessità di muovere continuamente le gambe anche da seduti o tenere in mano un oggetto con il quale giocherellare. Altre caratteristiche dell’iperattività in età adulta: essere sempre indaffarati, incapacità di rilassarsi, parlare continuamente.
ADHD nell’adulto. Ulteriori sintomi
Ai principali sintomi sopra descritti si accompagnano spesso altre modalità di comportamento, tipiche dell’ADHD.
Disorganizzazione. Tipico fin dai primi anni dello sviluppo, la disorganizzazione accompagna il soggetto anche in età adulta. Potrebbe quindi emergere una difficoltà a completare gli studi universitari per la mancanza di organizzare tempi e modi di studio. Incapacità a definire le priorità sia nel lavoro che in generale nella vita. Un’altra caratteristica legata alla disorganizzazione è la scarsa capacità di valutare i tempi necessari per svolgere un’attività, ad esempio la preparazione di un compito, la consegna di un lavoro, gli orari degli appuntamenti.
Incapacità di monitoraggio. Si evidenzia negli adulti con ADHD la difficoltà di monitorare l’andamento del processo, ossia controllare di volta in volta cosa sto facendo per eventualmente correggere le strategie e i comportamenti che portano ai risultati ottimali. Il soggetto, ad esempio, si trova coinvolto in attività di vita quotidiana spesso iniziate impulsivamente e che possono prendere un decorso rischioso o negativo. In questi casi i soggetti continuano ad agire senza correggere il loro comportamento.
Difficoltà socio-relazionali. Di norma sia i bambini che gli adulti con ADHD hanno normali spinte a ricercare relazioni sociali. Spesso però il loro comportamento impulsivo e disturbante allontana gli altri. A volte, è presente un vero e proprio deficit di “comprensione sociale”, ossia una capacità non adeguata di interpretare le dinamiche sociali.
Disregolazione emotiva. Questa caratteristica è definita come la difficoltà nel modificare uno stato emotivo al fine di adattarsi in maniera funzionale al contesto di riferimento. Adulti con ADHD presentano sintomi di disregolazione emotiva quali: ridotta tolleranza alla frustrazione, facile irritabilità, crisi di rabbia, frequenti e brevi cambiamenti di umore di opposta polarità, esplosioni emotive esagerate rispetto agli stimoli ambientali percepiti.
Sluggish Cognitive Tempo (SCT). Negli ultimi anni è stato descritto questo quadro clinico nel quale potrebbero rientrare adulti con ADHD con disattenzione prevalente. I soggetti in questione hanno persistenti difficoltà attentive, assenza di strategie per affrontare i compiti di vita quotidiana, scarsa energia, lentezza esecutiva, tendenza a perdere le cose.
Decorso
Di solito la diagnosi di ADHD, come sopra riportato, viene fatta nel corso dell’età evolutiva intorno ai 6/7 anni. Durante lo sviluppo tendono a persistere i sintomi legati alla disattenzione, mentre l’iperattività tende a sfumare e a manifestarsi più come una “tensione interna” che il soggetto sperimenta. Il quadro diagnostico di ADHD spesso comporta nella crescita difficoltà relazionali, difficoltà scolastiche, bassa autostima, insuccessi lavorativi.
La diagnosi
L’inquadramento diagnostico avviene di solito in età evolutiva. In età adulta possono verificarsi quindi due situazioni:
- La persona ha già una diagnosi e necessita di rivalutazione in età adulta per analizzare l’evoluzione dei sintomi e le difficoltà che il soggetto presenta nella vita quotidiana in conseguenza dell’ADHD;
- La persona che non ha avuto una diagnosi di ADHD in età evolutiva, ma che lamenta sintomi e problemi riconducibili alle dimensioni dell’attenzione e dell’impulsività. In quest’ultimo caso è possibile che il soggetto presenti sintomi di ansia e/o depressione che nascondono una sintomatologia relativa all’ADHD.
Il trattamento dell’adulto con ADHD
Gli interventi per il trattamento dell’ADHD in età adulta hanno principalmente l’obiettivo di migliorare l’adattamento del soggetto all’ambiente, migliorare la qualità di vita e fornire strategie compensative per contenere le difficoltà. Il trattamento viene definito “multimodale” poiché può includere interventi psico-educativi, sedute di psicoterapia, terapia farmacologica.
Bibliografia
Mencacci C., Migliarese G. (2021). ADHD nell’aduto. Dalla diagnosi al trattamento. Edra Editore
Migliarese G., Venturi V. (2023). ADHD negli adulti. Un modello per l’intervento psicoeducativo. Erickson