La diagnosi precoce
È ormai riconosciuta da tutta la comunità scientifica, l’importanza della diagnosi precoce per i disturbi dello sviluppo: individuare il prima possibile una problematica nel bambino vuol dire poter intervenire subito con una terapia mirata e ridurre così i sintomi del disturbo con conseguente miglioramento delle capacità del bambino. Nel caso dell’Autismo, i genitori possono osservare anomalie comportamentali del loro figlio, già all’età di 18 mesi.
Questi sono i primi segnali di allarme:
- Assenza di linguaggio. Il bambino pronuncia meno di 5 parole;
- La produzione vocale (in questo caso si intendono anche i vocalizzi), non è rivolta al genitore, come se il bambino parlasse da solo;
- Spesso il bambino ripete “a pappagallo” il linguaggio degli altri o parole/frasi sentite in televisione;
- Non indica con il dito indice per richiedere e/o condividere l’attenzione su oggetti fuori dalla sua portata;
- Raramente guarda in viso e negli occhi le persone, compresi i genitori;
- Non si gira quando viene chiamato per nome oppure si gira, ma deve essere chiamato più volte;
- Interessi insoliti quali ad es. le gambe del tavolo o le lancette dell’orologio;
- Uso ripetitivo e non funzionale degli oggetti come ad esempio far girare le ruote delle macchinine, allineare oggetti;
- Reazioni di frustrazione esagerate se sono infrante le routine quotidiane.
Nel caso in cui i genitori notassero nel loro figlio alcune delle caratteristiche sopra riportate, dovrebbero rivolgersi ad uno specialista (Neuropsichiatra o Psicologo) con esperienza e formazione specifica sull’Autismo per una valutazione approfondita. Sulla base della valutazione, lo specialista darà alla coppia genitoriale indicazioni e chiarimenti sia rispetto alla diagnosi, sia rispetto alla terapia.
