Mutismo Selettivo. L’ansia che blocca le parole

Mutismo Selettivo
Mutismo Selettivo

Un po’ di storia

Il mutismo selettivo (MS) è stato definito per la prima volta con il termine Afasia Volontaria alla fine del 1800. Successivamente nel 1934, questa prima definizione lascia il posto a quella di Mutismo Elettivo.

Solo di recente, nel 1994 il DSM-IV (manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) definisce tale problematica con il termine Mutismo selettivo, inserendolo nella classificazione “altri disturbi dell’infanzia o dell’adolescenza. Nella quinta edizione del manuale (DSM-5, 2013), il mutismo selettivo è fatto rientrare nella categoria più ampia dei “disturbi d’ansia”.

Contrariamente a quanto si è pensato per lungo tempo, la condizione di Mutismo non è dovuta ad una “volontarietà” del soggetto e da un rifiuto intenzionale di parlare.

Oggi grazie ad approfonditi studi e ricerche si è giunti alla conclusione che il MS sia un disturbo conseguente ad una forte ansia sperimentata dal soggetto in determinati contesti. L’ansia innesca così un meccanismo di blocco che impedisce al bambino/adolescente di parlare, anche quando vorrebbe farlo.  

Caratteristiche del Mutismo Selettivo

La diagnosi di MS prevede che si verifichino le seguenti condizioni:

  • Il bambino/adolescente non parla in particolari situazioni sociali quando ci si aspetterebbe che lo faccia (di conseguenza, il contesto scolastico di solito è quello che fa emergere maggiormente questo disturbo);
  • L’impossibilità di parlare compromette i risultati scolastici e, nel caso di adulti, il rendimento sul lavoro;
  • La condizione di mutismo deve perdurare per almeno un mese;
  • Il bambino/adolescente presenta un linguaggio fluente e adeguato alla sua età cronologica. Il linguaggio verbale è utilizzato nei contesti in cui il soggetto si sente a suo agio, ad esempio a casa con i famigliari;
  • Il mutismo non è la conseguenza di altri disturbi quali spettro autistico, disturbo del linguaggio, disturbi psicotici.

La persona muto selettiva sperimenta un marcato stato di ansia e di vergogna che attiva una sorta di “congelamento” o “freezing” che blocca la produzione verbale.

È come se il contesto sociale attivasse nel soggetto la percezione di un pericolo e quindi una reazione di allerta e di blocco della parola. Per ridurre le emozioni di ansia e vergogna il bambino/adolescente tenta quindi di evitare il più possibile di ritrovarsi in situazioni sociali (ad es. feste di compleanno, attività sportive, gite scolastiche).

Segnali di allarme:

Alcuni comportamenti, soprattutto se numerosi e frequenti, possono mettere in allarme gli adulti che sono maggiormente a contatto con il bambino, sicuramente i genitori, ma anche le insegnanti di scuola o altri familiari. Tra i principali segnali di allarme che potrebbero far pensare ad una condizione di Mutismo Selettivo troviamo:

  • Problemi legati al sonno (addormentamento e/o frequenti risvegli);
  • Selettività nella scelta dei cibi o nei contesti in cui il bambino mangia, mentre in altri si rifiuta;
  • Enuresi notturna;
  • Ansia di separazione dalle figure di riferimento;
  • Ansia di affrontare situazioni nuove;
  • Difficoltà a salutare persone che si conoscono, ma che il bambino/adolescente frequenta poco (parenti, vicini di casa);
  • Eccessiva timidezza nelle situazioni sociali;
  • Parlare sottovoce o all’orecchio del genitore in presenza di persone poco familiari.

I principali segnali di allarme che possono essere rilevati a partire dalla scuola dell’infanzia sono:

  • Assenza di linguaggio per comunicare;
  • Il bambino non mangia durante la ricreazione o a mensa; non chiede di andare in bagno;
  • Il bambino parla a scuola sottovoce solo con alcuni compagni o con i genitori quando vengono a riprenderlo;
  • Sensibilità ai rumori;
  • Difficoltà a mantenere il contatto oculare.

La diagnosi viene fatta di solito intoro ai 5-6 anni di età, con l’ingresso alla scuola primaria; contesto che inevitabilmente sollecita maggiormente l’uso del linguaggio verbale sia con i pari sia con le insegnanti.

Le cause del Mutismo Selettivo

È oggi condivisa la teoria che il MS sia di origine multifattoriale. In particolare il disturbo nasce dall’intreccio di fattori temperamentali, ereditari e ambientali.

  1. Il bambino presenta fin dalla nascita dei connotati temperamentali di tipo ansioso/fobico e marcati tratti di timidezza;
  2. In famiglia è nota almeno una storia pregressa di ansia; ad esempio uno o entrambi i genitori raccontano di avere avuto un’infanzia in cui loro stessi hanno sperimentato un forte disagio a parlare con gli altri. Sembra quindi emergere una componente ereditaria che si tramanda da una generazione all’altra.
  3. Se uno dei genitori presenta ansia sociale, timidezza, isolamento, il bambino inizierà a “respirare” in un ambiente che andrà a stimolare una sua componente biologica già predisposta all’ansia e che darà poi origine alla sintomatologia del MS.

Questi tre fattori possono combinarsi in percentuali diverse, ma con le medesime conseguenze.

Quando e come intervenire

Intervenire il prima possibile per una diagnosi precoce ed un percorso mirato soprattutto per evitare che il bambino sia esposto a situazioni ed esperienze negative che possano alimentare negativamente il sintomo (ad es. forzare e invitare ripetutamente il bambino a parlare).

Richiedere una consulenza con uno specialista che abbia esperienza di MS il prima possibile, nel caso in cui siano rilevati i segnali di allarme sopra riportati.

In linea generale è possibile da subito seguire queste linee guida:

  • Non fare pressioni sul bambino per spingerlo a parlare soprattutto attraverso ricatti e punizioni;
  • Mostrarsi comprensivi e non eccessivamente preoccupati; il MS è una condizione dalla quale è possibile uscire anche se a volte richiede tempo;
  • Documentarsi il più possibile sul MS attraverso la lettura di libri e articoli, molti dei quali reperibili anche su internet;
  • Organizzarsi per “offrire” al bambino un modo di sperimentarsi in situazioni sociali per lui gradevoli, ad esempio portarlo alle feste di compleanno o invitare a casa i 2-3 compagni di classe con i quali il bambino/adolescente ha più confidenza;
  • Valorizzare e privilegiare nel contesto scolastico la comunicazione non verbale;
  • Non sostituirsi sempre e subito per dare risposte a domande fatte al bambino da persone che incontra nella quotidianità; aspettare sempre qualche secondo per dargli il tempo eventualmente di rispondere anche solo con il movimento della testa o un’espressione del viso.  

Per chi vuole approfondire

Rezzonico G., Iacchia E., Monticelli M., Mutismo Selettivo. Sviluppo, diagnosi e trattamento multisituazionale, FrancoAngeli.

Iacchia E., Ancarani P., Momentaneamente Silenziosi, FrancoAngeli

Shipon Blum E., Comprendere il Mutismo Selettivo, La Meridiana

Visita il sito dell’Associazione Italiana Mutismo Selettivo A.I.Mu.Se.